Storia del Comune
Ultima modifica 10 aprile 2024
Narcao è un paese situato nel Sud-Ovest della Sardegna. Divenne Comune del Regno d’Italia con Regio Decreto L'11 Luglio 1853, ma il suo territorio conserva testimonianze di insediamenti umani che risalgono al periodo prenuragico e successivi. Il suo territorio conserva tracce degli antichi abitanti che qui vivevano all’incirca 3500 anni fa.
I primi abitanti vivevano probabilmente nelle numerose grotte presenti sulle colline o in capanne di canne e frasche di cui restano tracce ancora ben protette sotto un comodo strato di terra. Erano cacciatori e pastori e inesperti agricoltori che riuscivano a vivere con il poco che offriva la Natura. Usavano strumenti e armi ricavati dalla lavorazione della selce e dell’ossidiana. Praticavano il culto della Dea Madre e seppellivano i loro morti in grotte naturali o in anfratti scavati nella roccia.
Dopo di loro giunsero dal mare degli uomini bellicosi capaci di costruire con enormi blocchi di pietra delle costruzioni solide e ben strutturate a forma di grandi torri circondate da costruzioni più basse che formavano un villaggio ben protetto. Oggi li chiamiamo Nuraghi ma allora forse il loro nome era Norag. Se ne possono vedere i resti sulle colline che circondano il paese.
I Nuragici erano gente piuttosto bellicosa divisa in tribù ciascuna delle quali abitava il proprio villaggio e non tollerava sconfinamenti da parte delle altre tribù. Spesso furono battaglie sanguinose e si crede che le grandi torri fossero il centro nevralgico del villaggio, difese da soldati armati e di vedetta per l’avvistamento di nemici.
Sapevano però anche coltivare la terra e impararono anche ad estrarre dal sottosuolo minerali che poi fondevano per costruire oggetti di natura varia.
Intanto un popolo medio - orientale di buoni navigatori , i Fenici, aveva da tempo colonizzato le zone vicine al mare nel sud-ovest della Sardegna e pian piano si spingeva all’interno. Giunse anche nel territorio che oggi è Narcao convivendo con i Nuragici che intanto erano diventati più evoluti e aperti agli scambi con altre popolazioni.
Col passare del tempo però la convivenza divenne difficile e si giunse a scontri sempre più violenti e a vere battaglie che in ultimo videro l’affermarsi dei Fenici nei confronti della popolazione locale.
I Fenici vivevano prevalentemente di commercio ma non trascuravano l’agricoltura , la pastorizia e la caccia.
Col tempo sui Fenici si affermarono i Punici che era gente della stessa razza e che aveva fondato una città in quella che oggi è la Tunisia. Questa città divenne sempre più importante e sempre più grande e prese il nome di Cartagine.
I Punici sostituirono i Fenici in tutti i loro possedimenti e nelle loro colonie e città. Intorno al 500 a.C. erano rimasti i soli padroni della Sardegna ed avevano completamente assorbito le preesistenti popolazioni di stirpe nuragica.
Hanno lasciato molte tracce del loro passaggio e della loro cultura: ad esempio la tipica casa sarda con le camere che si affacciano tutte su un porticato coperto chiamato " sa lolla ". Nella zona di Narcao si possono ancora trovare resti di edifici costruiti da questo popolo: nella frazione di Terraseo per esempio c’è quel che rimane dell’antico tempio campestre dedicato alla dea Demetra.
I Fenicio-Punici dominarono il territorio per tanto tempo, fino a quando non vennero sconfitti e sottomessi dai Romani che si opponevano a Cartagine per avere il controllo totale del Mediterraneo. Tutta la Sardegna divenne una provincia romana 250 anni circa prima di Cristo. Fu una dominazione lunga e forse più dura delle precedenti perché i Romani fecero una politica di predazione nel territorio cercando di sfruttare tutto quello che l’isola tutta poteva offrire sia in superficie che nel sottosuolo. Della loro presenza rimangono tracce nelle tombe che spesso affiorano durante le arature nei campi e nelle modificazioni apportate al tempio di Demetra. Il tempo passò inesorabile ma la popolazione di questo territorio, come quella di gran parte della Sardegna, non migliorò la sua condizione di vita a causa del susseguirsi di dominazioni che mirarono solamente allo sfruttamento delle risorse naturali dell’isola e del popolo che vi abitava.
Si giunse ad un tale stato di miseria e di abbandono che intorno all’anno Mille dopo Cristo il Papa inviò dei Monaci che cominciarono a costruire chiesette e monasteri nei quali vissero e operarono. La loro attività mirava ad offrire alle popolazioni non solo un’assistenza morale ma anche un aiuto materiale sia per quanto concerne l’insegnamento di nuove tecniche di lavorazione dei campi sia per l’introduzione di norme igienico - sanitarie utili nella vita di ogni giorno e nella cura specifica di malattie allora molto diffuse. Uno dei Monasteri è ancora ben conservato in una località chiamata Pesus. A Narcao eressero una chiesa ancora oggi dedicata a San Nicolò . Narcao acquistò le caratteristiche di un vero paese proprio in questo periodo. I Monaci benedettini realizzarono, in prossimità di corsi d’acqua e di zone quindi fertili, numerose chiesette campestri alcune delle quali si trovano ancora nei dintorni del paese.
Passarono alcuni secoli senza grossi problemi per il territorio che era governato, come il resto della Sardegna dai Judices. L’attuale territorio di Narcao faceva parte del Giudicato di Cagliari. Intanto arrivava l’eco di guerre tra due città del continente Genova e Pisa due città marinare che si contendevano il controllo di parte del Mediterraneo. La Sardegna era in una posizione troppo strategica per le loro mire e non se la fecero sfuggire; la occuparono e se la spartirono: Pisa al sud e Genova al nord della Sardegna.
Il nostro territorio rientrò tra i possedimenti di un illustre Conte, Ugolino della Gherardesca, che costruì due castelli importanti ad Aquafredda di Siliqua e a Gioiosa Guardia di Villamassargia , non molto distante in linea d’aria . Ben presto Ugolino cadde per mano dei suoi compatrioti e l’intera zona passò sotto il diretto dominio di Pisa nell’anno 1302.
Secondo la tradizione , il 12 giugno dell’anno 1323 la flotta aragonese sbarcò nel golfo di Palmas. Da quel momento cominciò un periodo nero. Furono anni difficili sia per colpa dei governanti iberici che per la costante minaccia dei pirati barbareschi che infestavano il Mediterraneo e sottraevano quanto si salvava da tasse e balzelli governativi. Nel 1323 Narcao contava oltre 400 abitanti che vivevano in una decina di piccoli agglomerati ma si andò spopolando perché i suoi abitanti, per non cadere nelle mani dei Musulmani e finire in Africa come schiavi, cercarono sicurezza nelle zone più interne e meno accessibili dagli invasori. Furono secoli di oppressione e povertà e anche pestilenze (1652) per tutta la Sardegna. Narcao ricominciò a popolarsi dopo la nascita del Regno Sardo Piemontese (1720); si stabilirono nel suo territorio pastori e poi contadini che diedero origine al centro abitato che allora veniva definito Boddeu cioè un insieme di abitazioni di tipo agreste legate alle attività di tipo esclusivamente agro pastorale e, nelle campagne intorno, a is Furriadroxius case di pastori e contadini con annessi i recinti per il bestiame e i locali per il deposito delle risorse agricole. Nel 1839 Narcao contava 335 famiglie per un totale di 1386 abitanti che divennero 2280 nel 1853 anno in cui, con Reggio Decreto, il Regno d’Italia approvò l’istituzione del Comune di Narcao.
Il paese si articolava in sette vie principali sulle quali si affacciavano le caratteristiche abitazioni a uno o due piani fatte di mattoni crudi e paglia e ricoperte dai coppi per i quali Narcao era rinomata.
La via principale era quella parrocchiale ( la chiesa di San Nicolò venne eretta a parrocchia il 22 maggio del 1854 ) ove era la sede del parroco, del sindaco, del segretario comunale, del notaio; poi la via de ""su forru" del forno; quella de "s’arriu" del rio Canneddu che ancora attraversa il paese; delle rovine "is arroinas"; la strada di "santa Crescenzia" santa di cui si dice venne trovata una statua che poi misteriosamente sparì e il cui culto è sempre vivo nel paese; infine la strada che conduceva a Pesus. Il centro abitato disponeva di alcuni importanti servizi sociali: un flebotomo, alcune ostetriche e un servizio postale che funzionava a giorni alterni. Il flebotomo era la persona che faceva i salassi ( cavar sangue ), i clisteri e le estrazioni dentarie. Vi era anche una pubblica sorgente ove attingere l’acqua. Narcao era comune capoluogo con sede di mandamento cioè centro amministrativo da cui dipendevano altre undici piccole borgate. Non disponeva della caserma dei carabinieri che invece era a Santadi. Nel 1858 fu istituita la prima classe elementare con ben trentadue alunni e lo stesso anno il governo elargì al comune un sussidio per aprire una scuola anche a Terraseo e poter garantire così a tutti un minimo di istruzione. Intanto nel 1851 era iniziata, a seguito della concessione governativa firmata da Vittorio Emanuele II e dal conte di Cavour, lo sfruttamento industriale dei minerali di zinco, rame e piombo nella zona di Rosas a Est di Narcao. L’attività mineraria si è protratta, attraverso vicissitudini che hanno visto l’alternarsi di diverse Società minerarie nella conduzione tecnico amministrativa, fino al 1978 anno in cui c’è stata la chiusura della miniera perché ormai non più competitiva a livello internazionale. Rimane tuttora in attività la miniera di Mont’Ega da cui si estrae la barite. E siamo ai giorni nostri: il paese cerca di darsi un volto anche turistico attraverso iniziative che recuperino le testimonianze archeologiche del territorio e vuole rientrare in un circuito archeologico - minerario per non dimenticare una delle principali attività che ne hanno decretato l’esistenza stessa dalla notte dei tempi. Da parecchi anni ormai in estate si svolge una manifestazione musicale dedicata al " blues " che richiama gli artisti più quotati del settore. Non manca in paese una frequentatissima discoteca. L’economia locale vive di attività agricole e di allevamento, di un artigianato capace e rinomato e di una imprenditoria di piccolo e medio livello.